C’era una volta il prezzo del Petrolio

di Marcello Colitti

C’era una volta (e c’è ancora) il prezzo del petrolio
Un libro di Salvatore Carollo

E’ uscito, pubblicato dall’Associazione degli Alunni della Scuola Mattei “Il Prezzo del Petrolio” un libro di Salvatore Carollo, un petroliere professionale, che combatte tutti i giorni nel mondo complesso del mercato petrolifero. Il libro, edito da Libri Scheiwiller – 24 Ore Motta Cultura (215 pagine, 12 €), è molto interessante, non soltanto per la natura del suo autore, che lo porta a spiegare in dettaglio tutti, o quasi, i misteri di quel mercato, ma anche perché permette di fare una carrellata temporale, e di vedere il cambiamento di un sistema che è passato da un monopolio totale, con le grandi compagnie integrate che non vendevano greggio, ad un monopolio parziale, e poi ad una situazione che si direbbe di libero mercato, anche se molti aspetti monopolistici permangono.

Quest’ultima situazione è infatti anch’essa caratterizzata dalla natura stessa del petrolio, bene essenziale per l’economia di oggi, e dalla sua importanza politica. Interessante, ad esempio, la narrazione di come l’Arabia Saudita spezzò nel 1988 il quasi monopolio dell’Opec decidendo di ancorare la sua produzione ai prezzi del mercato del petrolio prodotto dalle grandi compagnie, il Brent nel Mare del Nord ed il West Texas Intermediate. L’autore non definisce tuttavia del tutto le ragioni di questa scelta, che non fu, date le circostanze, una libera scelta dei sauditi, ma una decisione inevitabile, volta ad impedire che il petrolio saudita scomparisse dal mercato, essendo su di lui caricate tutte le riduzioni che l’Opec faceva alla produzione per tenere alti i prezzi. L’autore parla qui di un “suicidio” dell’Opec, ma più che un suicidio si è trattato di un riconoscimento che il mercato del petrolio non poteva essere monopolizzato da un’associazione che non produceva neanche la metà del prodotto mondiale, ed in cui esistevano interessi contrapposti, quelli dei produttori con poche riserve, fautori del prezzo alto, e quelli dei paesi che di riserve ne hanno in abbondanza, che vogliono un prezzo che non abbassi la domanda.

Un altro punto interessante in questo “excursus” storico, è il riconoscimento che il “Clean Air Act” degli Stati Uniti, deciso nel corso del 1999, con decorrenza primo gennaio duemila, portò una vera e propria rivoluzione nel mercato, nella struttura di raffinazione, e, ancor più importante, nel consumo. E’ interessante notare come gli Stati Uniti, allora all’avanguardia della politica ambientale, sembra stiano oggi tentando di tornare indietro, nonostante la posizione del tutto positiva del suo Presidente.
Il libro contiene una spiegazione minuziosa e molto precisa, anche sul piano tecnico, dei mille aspetti del mercato del petrolio, anche se non sembra porre a sufficienza l’accento sul fatto che il prezzo del petrolio non è fatto dai petrolieri, ma dagli speculatori. L’interesse di Carollo per il prezzo del petrolio lo porta a ridurre l’importanza del ruolo delle grandi compagnie petrolifere. E’ vero che esse sono ormai dei “price takers” e non dei “price setters”, ma la grande importanza che esse oggi danno all’aspetto finanziario, ed al valore di borsa del loro capitale, fa sì che le decisioni fondamentali sulla destinazione del capitale disponibile siano prese con in mente soprattutto questi aspetti.

Carollo fa comunque una descrizione accurata della ritirata delle compagnie dalla fasi “downstream”. Il diverso tasso di profitto che si ottiene producendo greggio rispetto a quello che si ottiene raffinandolo, e l’importanza primaria data al profitto in ogni fase piuttosto che al controllo del mercato, hanno prodotto una vera e propria “disintegrazione” delle compagnie, che tendono ad abbandonare ad altri le funzioni diverse da quelle chiave della ricerca e produzione. Tuttavia, le majors giocano ancora un ruolo chiave nel mondo petrolifero, ed i flussi del greggio non possono non tenere conto della differenza che corre fra il greggio prodotto dalle compagnie, e da loro venduto sotto forma di prodotti, da quello che esse ottengono dai paesi Opec, o sotto forma di acquisto o con i contratti di Production Sharing, il cui funzionamento, fra l’altro, produce, a prezzi alti, un effetto “meccanico” di contenimento della produzione. Quest’aspetto sfugge qualche volta all’autore, che però disegna con grande precisione il flusso incrociato del petrolio e dei suoi prodotti, una cosa quest’ultima, che viene raramente considerata dai petrolieri “upstream”.

In conclusione, un libro interessante, da leggere con attenzione; ed una nuova Casa Editrice, che dà da sperare in qualche altro lavoro del genere.

Staffetta Quotidiana 15 gen 2010